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martedì 29 novembre 2011


il fonografo

                                   
I numerosi ed affascinanti pezzi esposti in questo settore museale raccontano la storia dell’invenzione della fonografia (1877 c.a.) che, precedendo pure di pochi anni il cinema dei F.lli Lumiere e la Radiotelegrafia e Radiofonia di Marconi, fu considerato il primo “miracolo tecnico” che stupì il mondo: immortalare e tramandare ai posteri la voce umana! Thomas Alva Edison fu l’artefice di questa invenzione, da considerarsi la bisnonna dei moderni compact disc e la nonna del “vinile” o “disco microsolco” degli anni ’50 ’60. Tra i numerosi pezzi che i visitatori potranno ammirare esposti in questo settore del museo, citiamo ad esempio il TIN FOIL di Edison (1877) con la voce incisa su un cilindro di carta stagnola, fonografi e dittafoni a rullo di cera, grammofoni a disco con stupende trombe in metallo, in cristallo, in legno, intagliate, multicolori ecc. Il fonografo è uno dei primissimi strumenti pensati per poter registrare e riprodurre il suono, progettato da Thomas Edison,Circa trent'anni dopo l'invenzione del telegrafo, Edison era riuscito nel 1877 a realizzare un ripetitore telegrafico in grado di incidere i punti e le linee del codice morse, su un disco, disegnando una traccia a spirale con una piccola punta, in modo che uno stesso messaggio potesse essere ripetuto più volte senza l'intervento dell'operatore. Il 17 luglio dello stesso anno egli si accorse che se il disco ruotava ad una velocità sufficientemente alta, la puntina emetteva vibrazioni che ricordavano il timbro della voce umana. Fu l'idea che fece accendere nell'inventore il desiderio di applicare un principio simile per poter registrare la voce umana.In precedenza già Édouard-Léon Scott de Martinville era riuscito a registrare la voce umana su fogli di carta anneriti fin dal 9 aprile 1860, anche se altre registrazioni dello stesso è probabile risalissero al 1853. Ma si trattava di uno strumento (formato da un corno e uno stilo) in grado solo di registrare ma non di riprodurre: forse ideato con il solo scopo di archiviazione.

martedì 22 novembre 2011

                                                                       IL PRE-JAZZ


A partire dal be-bop  degli anni '40 e '50 una sequenza di esempi guideranno l'ascoltatore attraverso l'evoluzione del jazz: l'influenza della musica latino-americana, con particolare riferimento alla musica cubana e alla bossa nova brasiliana, l'attrazione della musica nera e del rhythm & blues e l'invasione del rock con la nascita della "fusion", etichetta molto generica che comprende forme anche molto lontane dalla natura del jazz.
I brani scelti spaziano da grandi classici dello swing come All Of Me, resa celebre da Frank Sinatra, a veloci brani bop tra cui Au Privave di Charlie Parker, da successi della bossa nova (Girl From Ipanema e How Insensitive di Antonio Carlos Jobim) a raffinati e moderni brani latin-jazz (, da famosi brani soul  a brani fusion dal repertorio del chitarrista Pat Metheny.
Una sorta di mini percorso è dedicato al blues, una forma molto semplice che nel jazz funge da base per interpretazioni molto personali, caratteristiche delle varie epoche.
Oggi definire cos'è il jazz è molto difficile, sia per le caratteristiche da sempre mutevoli di questo genere sia perché, come da sempre nella sua storia, si presta ad assimilare nuove idee da altri generi musicali. Più che cercare di etichettare e classificare ogni brano, questo progetto si propone di mostrare la continua evoluzione di questo genere, e la facilità con la quale il jazz può influenzare altri generi musicali ad esso non pertinenti.

martedì 15 novembre 2011

Gli anni di New Orleans: nascita di un genere

Nonostante esistano diverse tesi sulla nascita e sulle relazioni che legano il jazz delle origini a diversi generi musicali diffusi in diverse parti degli Stati Uniti, è un fatto generalmente accettato che la città manifesto del jazz sia New Orleans, città della Louisiana e grande porto fluviale sul delta del Mississippi, nei primi anni del 1900.
Lo stile musicale che si sviluppò in questa città nasceva dall'incontro tra culture differenti: immigrati inglesi, spagnoli, francesi venivano a contatto con gli schiavi africani e con i creoli[7], già inseriti nella società francese. Non a caso, il suono originario di New Orleans ha diversi punti in comune con gli stili delle marce militari bandistiche (si noti ad esempio la grande assonanza e la possibilità di interazione tra "Tiger Rag" e "La Marsigliese").
La tradizione vuole che una parte importante fosse giocata dai musicisti formatisi nelle "second line" delle bande che suonavano ai funerali. Durante il viaggio verso il cimitero, la banda "ufficiale" suonava una marcia funebre; dopo la sepoltura, il repertorio diventava considerevolmente più allegro, e la second line, in cui poteva partecipare praticamente chiunque avesse uno strumento e si sentisse di suonarlo in pubblico, si scatenava in una musica estemporanea che avrebbe dato origine alla musica poi chiamata jazz. A fenomeni simili si assisteva durante una tipica kermesse di New Orleans la parata del "Mardi Gras" che inaugura tuttora l'apertura del carnevale.[8]
Fu dunque in questo clima magmatico che nacquero le prime formazioni che suonavano la musica che sarebbe stata chiamata "jass" e poco dopo "jazz". Il primo musicista ad essere indicato come musicista jazz e a cui è spesso attribuito il titolo di "padre del jazz" è Buddy Bolden, che - internato in manicomio nel 1907 - morì nel 1931 senza lasciare registrazioni e poco prima che si iniziasse a riconoscere il suo ruolo pionieristico. Si sa però che un suo gruppo godeva di una certa fama a New Orleans nel 1904; nel 1906 il pianista Jelly Roll Morton - che in seguito avrebbe reclamato per sé la paternità del nuovo genere musicale, dichiarando di averlo inventato nel 1902 - compose il brano "King Porter Stomp", che fu uno dei primi brani jazz a godere di vasta notorietà. Negli anni seguenti, a New Orleans furono create molte formazioni che si dedicarono alla nuova musica: una delle preminenti fu quella capeggiata dal trombettista Joe "King" Oliver, che era chiamato il re ("King") della tromba almeno dal 1915 (come testimoniano manifesti d'epoca). La parola jazz venne stampata da un quotidiano, per la prima volta, nel 1913.

le sue origini

La storia del jazz, come quella di molti altri generi musicali popolari, soprattutto quelli che affondano le loro radici nella tradizione degli schiavi afroamericani (primo fra tutti il blues), è assai povera di documenti e riferimenti, in special modo per quanto riguarda le origini e i primi anni.
Le prime fonti orali sulla nascita del jazz a New Orleans risalgono ai primi anni del XX secolo mentre le prime fonti scritte al decennio successivo. il jazz fu creato dagli africani deportati negli Stati Uniti e schiavizzati, che cantavano per alleggerire il lavoro. Il genere si sviluppò in modo esponenziale tra il 1915 e il 1940, diventando la musica da ballo dominante tra il 1930 e il 1940, anni in cui i brani delle big band si trovavano regolarmente ai primi posti delle classifiche. A questo periodo seguirono diversi decenni in cui il jazz si caratterizzò in maniera crescente come una musica d'arte, tipicamente afroamericana. Nel frattempo il pubblico statunitense del jazz si assottigliò, mentre la musica destava un crescente interesse in Europa e nel resto del mondo.
Questa tendenza, iniziata col movimento bebop nel 1945, raggiunse l'apice negli anni sessanta con il movimento free jazz, che mirava all'emancipazione totale del musicista.
Seguì un periodo di involuzione e di marginalizzazione che terminò negli anni ottanta, durante i quali una generazione di giovani musicisti infuse nuova vita perseguendo diverse tendenze anche in assenza di uno stile dominante: nacquero così diverse scuole di jazz europeo, uno stile main stream, che faceva riferimento al periodo postboppistico degli anni cinquanta, e diverse contaminazioni che proseguivano l'esperienza fusion arrivando ad uno stile che viene detto acid jazz o che guardavano con interesse a tradizioni musicali etniche in direzione della world music.
Anche l'industria discografica tornò ad interessarsi delle sonorità del jazz - se non della sua estetica - promuovendo vari artisti specialisti di smooth jazz, un tipo di jazz estremamente alleggerito.
La musica jazz rappresenta oggi circa il 3% della produzione musicale nordamericana, ma ha seguaci in tutto il mondo.
Molti sono gli antenati del jazz: reminiscenze della musica africana, canti e richiami di lavoro, canti religiosi spiritual delle chiese protestanti, canto blues degli afroamericani, ragtime pianistico di derivazione euro-americana, musica europea per banda militare e perfino echi dell'opera lirica sono i più importanti elementi che hanno contribuito a questa fortunata e geniale sintesi artistica.
Le radici del jazz affondano nella cultura musicale africana della vita di tutti i giorni degli schiavi neri (sebbene molto contaminata dalle culture europee, soprattutto Inglesi e Francesi, dominanti nel sud degli Stati Uniti). Queste persone avevano con sé una tradizione che esprimevano mentre lavoravano (i cosiddetti "field hollers" e "work song"), mentre pregavano (gli "spiritual", che negli anni trenta del XX secolo avrebbero dato origine al "gospel") e durante il loro tempo libero. Già nel 1819 l'architetto Benjamin LaTrobe lasciò testimonianze scritte e disegni di feste di schiavi che si riunivano in Congo Square,[1] una piazza della città, per ballare e suonare usando strumenti e musiche improvvisate.
Nel corso del XIX secolo e soprattutto nella seconda metà, le tradizioni musicali afroamericane iniziarono a trovare eco in spettacoli d'intrattenimento, attraverso varie forme di rappresentazione, delle quali forse le più famose erano i "Minstrel show" che in una cornice carica di stereotipi razziali rappresentavano personaggi tipo dell'afroamericano[6]. Le musiche di scena di questi spettacoli erano rielaborazioni di musiche afroamericane (o presunte tali).
Da questo substrato musicale emerse, alla fine del 1800, un canto individuale che venne chiamato blues e che ebbe una vasta diffusione, anche attraverso i nascenti canali commerciali, tra la popolazione afroamericana. La combinazione armonica e melodica che si trova nel blues non ha riscontro nella musica occidentale (eccetto almeno una ballata irlandese risalente al 1600 che ha struttura in 12 battute e giro armonico tipico del blues più arcaico e tradizionale) e si ritrova nel jazz fino dalle origini.